Istituto superiore di sanità illustra studi su inquinanti nel sangue. Il Biomonitoraggio di donne di Taranto ed allevatori

Lezione di Giornalismo. Il titolo lo leggono tutti. E con il titolo si contribuisce alla linea editoriale. Però, dopo aver letto il titolo, bisogna leggere l’articolo. Con questa premessa: i titoli li redige il redattore con contratto, al desk della redazione, a turno può essere il caposervizio, il vice caposervizio, o un redattore di turno, garantito, contrattualizzato. Non esistono più i poligrafici con il compito esclusivo di impaginare, nelle redazioni moderne; Il collaboratore spedisce il pezzo, da casa, con internet, ed il giorno dopo legge il giornale e scopre egli stesso l’impaginazione. Io sono un collaboratore. E questo è il contenuto dell’articolo pubblicato il 17 gennaio 2013 in cronaca di Taranto di Nuovo Quotidiano di Puglia, pagina 10, sulla illustrazione, e non diffusione, degli studi dell’Iss, su presenza di inquinanti nel sangue di donne ed allevatori di Taranto e Provincia.

Buona Lettura.

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Nuovo Quotidiano di Puglia 170113 Notizia riealborata al Desk di redazione non firmata

 

Due iniziative: esami diagnostici gratis a Bari per volontari e lavoratori; proposta di collaborazione di Aiom, Associazione italiana oncologia medica

Ricordate il post di qualche giorno fa? Un mio articolo su Quotidiano? Mi interrogavo sugli indicatori degli screening non abbastanza allineati con le emergenze come Taranto, dove, insieme ai lavoratori esposti agli inquinanti, ci sono i residenti dei quartieri a rischio. Indicatori spesso legati ad un periodo lungo di esposizione ed al solo fumo da sigaretta, non al fumo delle emissioni inquinanti industriali. Nel frattempo, Cataldo Ranieri, del Comitato Cittadini Lavoratori Liberi Pensanti, al Ministro Balduzzi ha chiesto di inserire operai e lavoratori in programmi di screening per tutte le malattie denunciate nelle perizie disposte dal Gip, Todisco, e nello Studio Sentieri.

Cosa accade ora, invece? Segnalo due iniziative, una immediata, a costo zero, di Fondo Antidiossina Onlus, Donne per Taranto, e Peacelink, l’altra dell’Aiom, in prospettiva, apparentemente incoraggiante:

ESAMI CLINICI GRATUITI PRESSO IL POLICLINICO DI BARI PER VOLONTARI TARANTINI ABITANTI NEI QUARTIERI A RISCHIO INQUINAMENTO E PER GLI OPERAI CHE LAVORANO NELL’INDUSTRIA.

Questa mattina i rappresentanti  delle associazioni ambientaliste, Fabio Matacchiera per “Fondo Antidiossina Taranto Onlus”, Alessandro Marescotti per “Peacelink” e Rosella Balestra per “Donne per Taranto” hanno incontrato il Prof. Rosario Polizzi, Direttore della Cattedra di Fisiopatologia Chirurgica presso l’Università di Bari, per mettere a punto una strategia operativa finalizzata al coinvolgimento di un certo numero di cittadini di Taranto che desiderano, volontariamente e gratuitamente, sottoporsi ad esami clinici, al fine di rilevare eventuali patologie emergenti.

Le suddette indagini diagnostiche saranno effettuate da alcuni medici del Policlinico di Bari, guidati dallo stesso Prof. Rosario Polizzi,  dando ai volontari tarantini una corsia preferenziale per accelerare le procedure necessarie.

Gli esami di base saranno eseguiti attraverso analisi del sangue, delle urine e attraverso radiografie toraciche ed ecocardiogrammi.  La ricerca coinvolgerà inizialmente i bambini dei quartieri limitrofi alle industrie e gli operai che nelle industrie lavorano. Con questa iniziativa, desideriamo sottolineare  che non si vuole assolutamente scavalcare, né sostituire, il lavoro dei medici tarantini, ma soltanto agevolare, riducendo anche i tempi di attesa, tutti coloro che desiderano verificare il proprio stato di salute. L’unica spesa a carico dei volontari rimarrebbe quella per il raggiungimento del Policlinico di Bari.

Coloro che sono interessati, potranno contattare (ore pomeridiane e serali) la segretaria del Fondo Antidiossina Taranto Onlus (Prof.ssa Silvia Abeille, cell 339.6823195,  fisso 0997310103)

Taranto, li 26 ottobre 2012

Rosella Balestra (Donne per Taranto)

Alessandro Marescotti (Peacelink)

Fabio Matacchiera (Fondo Antidiossina Taranto)

L’Aiom: “I dati di Taranto sono molto preoccupanti. Siamo pronti a intervenire a fianco delle istituzioni”

Milano, 22 ottobre 2012 – “Non eravamo a conoscenza dei dati sull’incidenza di tumori nella zona dell’Ilva di Taranto, ma si tratta di numeri molto preoccupanti. Purtroppo sappiamo già da tempo del pericoloso rapporto esistente tra l’inquinamento ambientale e il cancro. Come oncologi medici siamo quindi a completa disposizione del Ministro Balduzzi e di tutte le Istituzioni sia per aiutare nella gestione dei pazienti, che per intervenire in materia di prevenzione, primaria e secondaria. Da parte nostra, attiveremo una task force di monitoraggio della situazione, già a partire dal 27 ottobre, data di apertura del nostro XIV Congresso nazionale”. Commenta così il prof. Stefano Cascinu, Presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM), il report del progetto ‘Sentieri’, sviluppato dall’Istituto Superiore di Sanità per monitorare i siti italiani inquinati e presentato oggi a Taranto da Balduzzi. Dal documento è emerso che, nelle zone che circondano l’acciaieria pugliese, l’incidenza di alcune forme tumorali è aumentata in maniera esponenziale. È stato registrato, ad esempio, un incremento pari a quattro volte di neoplasie femminili. “Siamo perfettamente d’accordo con il Ministro Balduzzi quando afferma che è “necessario uno sforzo, anche da parte della sanità pubblica, per un monitoraggio sanitario costante e un piano di prevenzione nei confronti dei lavoratori, dei bambini, di tutti, con iniziative mirate”. Come AIOM siamo a disposizione per questa campagna di prevenzione e, per le sedi in cui sono previsti, per incentivare gli screening. Diagnosticare i tumori in una fase molto precoce può aiutare infatti i pazienti a superare con successo la malattia”.

Fonte: www.aiom.it

5 ottobre 2012, la “Fiaccolata per la Magistratura in ricordo delle Vittime dell’Inquinamento”

le famiglie di Taranto, ognuna con il suo “perché”, erano alla “Fiaccolata per la Magistratura ed in ricordo delle vittime dell’Inquinamento”, il 5 ottobre 2012, nel centro del Borgo, in una lunga via, a tratti pedonale, dove di solito nel fine settimana si passeggia, si guardano le vetrine, si cercano le offerte. Dalla mattina, è iniziato il passaparola su come trovare le fiaccole, o al massimo crearsele da se, o procurarsi un lumino, una candela protetta, una torcia elettrica. Via social network, era stato creato l’evento, ed era iniziata a circolare la notizia della fiaccolata. Alle 19, e forse anche prima, percorrendo le vie Di Palma e d’Aquino, verso l’Arsenale, potevi captare i discorsi dei tarantini, orgogliosi di aver trovato il modo di confezionare una luce, una fiaccola, all’ultimo momento. E tanti di loro, apprendendo della fiaccolata guardando le vetrine di alcuni negozi, hanno scelto, sul momento, d’istinto, di partecipare. Tra i partecipanti, c’era un medico, con un cartello, dove elencava le vittime della sua famiglia. Provate a fare di quel ricordo, scritto, su un cartello, il pensiero di ogni cittadino, su un proprio caro ammalato o scomparso, un amico svanito prima del tempo, un bambino strappato ai sorrisi dei suoi amici in tenera età. A portarlo via, un brutto male arrivato troppo presto, a causa dell’inquinamento industriale e dei danni genotossici al dna, di generazione in generazione. Non sarebbe dovuto accadere. Provate a moltiplicare quel pensiero per le tante luci di venerdì sera, forse 6000, secondo un primo conteggio, o 13.000 secondo una entusiastica stima degli organizzatori? Fossero stati anche 10.000, comunque sono stati 10.000 pensieri verso chi non c’è più, verso chi soffre, e verso chi lotta per la vita. Era un corteo silenzioso, di famiglie, con bambini piccoli, e di persone più adulte. Gli unici suoni sono stati la cornamusa, alla testa della fiaccolata dall’Arsenale a Piazza della Vittoria, ed un applauso, a ritmo, il ritmo del cuore, alla fine del corteo di fiaccole e luci. Un’atmosfera così contagiosa che ognuno cercava tra la folla lo sguardo di qualcuno, cercando una condivisione reale, profonda, di un momento di partecipazione importante, per tutti, partendo però dalla coscienza e dagli affetti di ogni singola persona presente.

Alcune fiaccole, alcuni lumini, sono stati riposti sulla ringhiera del monumento ai caduti, dove si poteva scorgere un disegno, per certi versi inquietante, di un Cristo immolato su un camino dell’Ilva.

Si voleva trasformare quel luogo, per una sera, nel luogo del cuore, dei ricordi, e delle lotte per la vita, di oggi, e di domani.

 

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Taranto in “Svolta”. La parte sbagliata sono Reati Ambientali, Mobbing e Corruzione. Non si può sbagliare

Fa uno strano effetto rendersi conto di essere testimoni oculari di una svolta culturale importante, di un periodo delicato, a Taranto. Sto parlando di Ilva? Di lavoratori dell’Ilva e dell’Indotto? Di Industria? Di Mortalità? Di Inquinamento? Di Ambientalisti? Di Biofili? Di Scienziati ed Epidemiologi? Di Medici? Di Chimici? Di Cittadini Attivi? Di Magistratura?

In realtà, sto parlando di una svolta capace di raggruppare tutte le istanze: “Il bisogno di legalità e rispetto”.

Un senso di indignazione prima vissuto nel silenzio della propria coscienza, adesso accomuna tante persone per bene di buona volontà, ognuna con una sua storia, una sua formazione, ed una storia di vessazioni ed oppressioni. Tutte con un solo scopo: stare dalla parte della giustizia, delle leggi, della persona umana onesta.

Rifletteteci e ritroverete quel senso di unità vacillante quando sopraggiunge la paura.

Da oltre un decennio, quelli con la schiena dritta, hanno vissuto isolati: i magistrati a cercare di far rispettare i sequestri dei parchi minerari prima, dell’area a caldo dell’Ilva poi, e la politica tutta impegnata a neutralizzare le sentenze di condanna definitiva all’ultimo grado di giudizio, ritirando le costituzioni di parte civile e bloccando i risarcimenti; gli ambientalisti a rischiare la propria sicurezza per denunciare sversamenti e fanghi sospetti nei due mari di Taranto, slopping tossici quando l’acciaieria veniva e viene spinta al massimo pensando ai premi produttivi dei livelli più alti dei “feudi/reparti” del centro siderurgico, e portando lavoratori non formati a dovere, non per loro volontà ma per ulteriori risparmi dell’azienda, a fare errori umani dovuti alla pressione continua: “produrre, produrre, produrre”; lavoratori considerati scomodi in fabbrica perché cercavano di opporsi alla mancanza di sicurezza ed al mobbing, a quella sottocultura prepotente di questi feudi interni dell’azienda all’origine dei fenomeni di slopping e di tutti quei casi di inquinamento fuori norma documentati nel dossier dell’Incidente Probatorio all’origine del sequestro preventivo dell’area a caldo dell’Ilva per disastro ambientale doloso ed avvelenamento; a pensarci, dietro il simbolo dell’Ilva, accusata di slopping, c’erano lavoratori costretti a subire pressioni psicologiche, senso di colpa, ed il massimo dell’inquinamento doloso; e poi c’erano chimici, medici, infermieri, cittadini attivi, a raccogliere storie dello spolverio della tramontana, con quei colori rosso-brunastri, allergie e malattie croniche, cancri in giovane età, scientificamente impossibili ma possibili se si scopre quanto certi inquinanti, dal benzo(a)pirene alle diossine, fino agli IPA, possano danneggiare il dna delle generazioni future a partire dai 9 mesi di gestazione di mamme magari vissute a contatto di quei veleni; e poi in ultimo c’erano i giornalisti precari, con senso dell’etica, costretti a diventare blogger per raccontare, da esseri umani, storie di inquinamento e mobbing aziendale.

Cosa accomuna tutte queste segnalazioni e sofferenze? Stare dalla stessa parte: La legalità.

Dall’altra parte, c’era un sistema di corruzione, prepotenza, vessazione, capace di generare il reato di disastro ambientale doloso ed avvelenamento contestato all’Ilva. E documentato da un triennio cruciale di indagini, partite da centinaia di esposti per denunciare danni a cose, persone, ed economie alternative come l’allevamento degli ovini.

Dalla parte opposta alla legalità, secondo me sta: chi ha ignorato le eco-sentinelle ambientaliste, oggi diventate video blogger; chi ha ignorato la denuncia di chi prima era nei sindacati ed oggi sale con dignità sull’apecar; chi quando si facevano le merce a piedi Taranto – Roma per chiedere acceleratori lineari non si è chiesto perché a Taranto si stava profilando una emergenza sanitaria; chi ha aspettato di far deteriorare gli ecosistemi del Mar Piccolo e del Mar Grande fino ad intaccare l’economia mitilicola e casearia/agricola, prima di credere ai dati degli studi; chi nega la scientificità di studi ministeriali sulla mortalità e morbosità; chi ha spinto i cittadini attivi a fare ogni tipo di segnalazione perché il territorio era sordo e rassegnato.

Cosa deve unire in questa fase? La richiesta del rispetto delle leggi; e la sanzione soprattutto morale del “Sistema” di Corruzione.

Ognuno porta il suo fardello: l’ambientalista ha segnalato; il cittadino ha sofferto ed urlato; il lavoratore è stato mobbizzato e minacciato; lo scienziato non è stato creduto.

Non sono loro che ora devono dividersi e scegliere quale potrà essere una soluzione migliore ma sarà la magistratura a fare sintesi: sanzionare e condannare i colpevoli di reati ambientali ed i corrotti della cricca del dolo e della mazzetta.

Ognuno di loro, secondo me, deve sentirsi libero di esprimersi ma non condannando la posizione dell’altro, semplicemente scegliendo i concetti capaci di unire e non di dividere nella fase finale di passione civile più sensazionale e rivoluzionaria che la molle Tarentum abbia mai vissuto da quando io respiro questa aria, affacciandomi sui due mari, con le polveri ed i fumi non convogliati all’orizzonte.

E quando la Magistratura avrà chiarito, facendo rispettare le leggi, quale sarà il percorso, sarebbe bello vedere fior di creativi tra i cervelli in fuga pronti con progetti di ricollocazione nel cassetto, o fior di consulenti del Governo pronti a studiare i casi felici di Pitthsburg, negli Stati Uniti d’America…

(http://www.ail.taranto.it/index.php?option=com_content&view=article&id=136%3Aoltre-lacciaio-i-sogni-realizzati&catid=58%3Aambiente-e-salute&Itemid=100)

per dare giuste risposte a tutte le vittime di Taranto, ognuna dalla parte della legalità, o pronti a rassicurare tutti quei lavoratori, tra operai, coordinatori, capi reparto, di Ilva o Indotto giustamente spaventati per il loro futuro.

Il loro coraggio di denunciare le irregolarità a bordo di un apecar va premiato con un impegno: ascoltare, ripagare la loro sofferenza in fabbrica, rispondere alla loro paura, e rassicurare che mai e poi mai se Ilva dovesse essere ulteriormente condannata, per mancanza di volontà nell’adeguare davvero impianti giudicati illegali, perfino dagli stessi lavoratori ormai, smetteranno di lavorare.

Nel resto del Paese, pochi hanno compreso che i lavoratori della zona industriale non sono tutti liberi di parlare: ci sono quelli dell’apecar, Comitato Cittadini Lavoratori Liberi Pensanti, tra chi ha denunciando l’azienda e protesta bloccando la produzione (quanta dignità in queste persone e quanto coraggio, ammirevole); quelli vessati dai capi reparto che volentieri starebbero con quelli dell’apecar ma hanno paura; quelli che hanno scelto di difendere la linea sindacale di due sindacati confederali.

Poi ci sono gli ambientalisti di facciata, politicizzati e quelli veri che rischiano la vita dagli anni ’90.

Le associazioni di famiglie e cittadini vicine ad ognuna di queste istanze.

Uno Stato civile dovrebbe capire che ora è il momento di dire: Se Ilva non rispetta le leggi e viene incriminata, ci sia un piano B per tutti gli operai dal primo all’ultimo. Non possono essere loro a scegliere di chiudere la fabbrica, né tutti gli altri. Ci devono pensare i tecnici, gli esperti.

Dove sono? Perché si limitano ad ignorare o confutare dati reali e non hanno un sussulto che parta dal loro inconscio?

Economisti, universitari, “sviluppisti”, cosa fate? Perché non avete uno scatto d’orgoglio? Vero, reale, tangibile, e non urlato nei social network?

Se siete contro i corrotti o i corruttibili o i corruttori, fatevi vivi!!!!!

Nel frattempo, Taranto si prepara:

il 1° ottobre alla diretta de l’Infedele dai Tamburi, da Piazza Gesù Divin Lavoratore ….E Gad Lerner nel lancio della trasmissione ha sintetizzato tutti i nodi spinosi della vicenda con il massimo rispetto e la massima professionalità, con questa premessa: 

“L’Infedele si trasferisce a Taranto perché l’Ilva è il più tipico dramma italiano in cui chi poteva s’è eclissato mentre la popolazione si ammala e trema per i licenziamenti.
Lunedì L’Infedele in diretta dal quartiere Tamburi di Taranto, in cerca di una soluzione e di qualcuno che la paghi “

Il 5 ottobre alla fiaccolata per la magistratura e le vittime dell’inquinamento organizzata da Fondo Antidiossina Onlus, Peacelink e Donne per Taranto;

ed il 13 ottobre ci sarà una manifestazione promossa dal Comitato Cittadini Lavoratori Liberi Pensanti: per coinvolgere maggiormente la cittadinanza alla manifestazione sono previsti volantinaggi presso le scuole, mercati rionali, portinerie dell’ilva e iniziative di assemblee pubbliche nei quartieri.

Non c’è niente di male nel promuovere in autonomia manifestazioni. In tanti, hanno partecipato il 17 ed il 30 agosto con lo stesso spirito.

Stiamo tutti dalla stessa parte: la Legge.

Dall’altra ci sono: Criminali e Corrotti.

Per dirla con un cartello del 30 agosto ironico…
Divieto di circolazione ai mezzi pesanti: apecar e gip!

“Non c’è nessun deficit di conoscenza su Taranto”, parola di scienziata a Radio 3 Scienza. Morti e Ricoveri in più nei rioni vicini all’Ilva, Tamburi, Isola/Porta Napoli, Lido Azzurro, Borgo, Paolo VI e a Statte

Contatti dei social network mi avevano segnalato la puntata di oggi, 24 settembre 2012, di “Radio 3 Scienza”, intitolata “La Guerra dei Numeri”.

Si parlava, nella prima parte, del caso “Taranto”, e dello scontro tra il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, e tutti gli altri – da una giornalista del barese, agli ambientalisti – sulla veridicità dei dati della mortalità e morbosità, correlata all’inquinamento dell’area a caldo dell’Ilva, sotto sequestro preventivo per disastro ambientale doloso ed avvelenamento.

La manifestazione dei Tamburi del 30 agosto 2012. Mai vista una cosa simile in quel rione alle pendici dell’Ilva di Taranto.

Quando il conduttore, Paolo Conte, ha chiesto alla dottoressa, Maria Angela Vigotti, del Cnr di Pisa, esperta di studi sugli impatti ambientali sulla salute – tra i ricercatori degli studi citati nell’incidente probatorio e nelle perizie disposte dal Gip, Patrizia Todisco – se ci fossero dubbi sui dati dell’eccesso di mortalità a Taranto, lei ha risposto con molta fermezza:

“No. Non c’è un deficit di conoscenza”.

Quando sono stati messi a confronto i dati dello studio Sentieri 2011, presentati il 18 settembre 2012 a Roma, e l’aggiornamento divulgato in conferenza stampa da Verdi e Peacelink, – inserito nelle carte dell’incidente probatorio durante le indagini preliminari prima del sequestro preventivo – la stessa ha confermato una mia riflessione di alcuni giorni fa: il trend è lo stesso e, di fatto, i punti percentuali in più non fanno discostare dal ragionamento; c’era un aumento di mortalità prima e c’è ancora. Addirittura, la stessa dice: “A livello epidemiologico non è cambiato nulla, i nuovi dati dicono le stesse cose”. Allora, se c’era un eccesso di mortalità prima e c’è ora, non reggerebbe affatto l’accusa di procurato allarme a chi ha divulgato i dati. Ormai, senza dubbi, si dica, chiaro e tondo, quei dati erano veri e non erano stati manipolati.

Un cronista, dall’ascolto di questa puntata, può trarre altri elementi di sintesi. Da un lato, ci sarebbero pochi studi internazionali sugli effetti a lungo termine sull’esposizione agli inquinanti dell’industria pesante, e, quindi, questa constatazione, se interpretata in un certo modo, può far arrivare a messaggi del tipo “non si conoscono le cause”. Dall’altro, la stessa dottoressa ha chiarito il vero problema spinoso di una Taranto così esposta: l’età sempre più bassa degli ammalati in generale, giovani e bambini, e gli effetti a breve termine nell’incidenza e mortalità delle malattie respiratorie.

Starebbe lì il nocciolo della questione, dove, come dice un vecchio detto, “casca l’asino”.

Taranto è un caso industriale complesso e nessuno lo negava in radio, eppure non si negava nemmeno l’eccesso di mortalità nei rioni vicino all’Ilva.

In un passaggio conclusivo, la scienziata, ricercatrice, ha commentato la famosa storia dei morti di cancro in più a Lecce, argomento di punta dello scontro poco galante tra il Ministro Clini e la giornalista del barese. A quanto pare, il dato, come valore assoluto, preoccupa davvero: gli uomini, dei paesini del sud Leccese si ammalerebbero di cancro più delle donne, pare a causa di esposizioni occupazionali. Tuttavia, quel tipo di dato non avrebbe nulla a che fare con gli studi su Taranto. La regina delle disgrazie dei due mari, ancora, non è stata spodestata.

Oggi, la Rai, tra “Parliamone in famiglia”, su Rai Due, e “Radio 3 Scienza”, ha fatto, a mio avviso, un etico servizio pubblico. Perché hanno rispettato tutti: operai del Comitato Cittadini Lavoratori Liberi e Pensanti dell’Apecar, ragazzi della Fiom, probabilmente tra gli autori della nota “Ora l’Ilva cacci i soldi”, scienziati, ammalati.

Attenzione e professionalità similari, sullo stesso caso, le ricordo solo con i collegamenti di Gerry Greco da Taranto per “Uno Mattina Estate”.

Altrimenti, bisogna andare indietro verso Vero Tv o Piazza Pulita su La7, eccetto qualche striscia sul TgCom24, per assistere a comunicazioni corrette a livello nazionale e digitale terrestre, dove fu rispettato il contributo di tutti, sia degli operai dell’Apecar, sia del Fondo Antidiossina Onlus con i suoi filmati sullo slopping notturno o la raccolta dei fanghi davanti alle acque di scarico dell’Ilva. 

Questo, è il link del podcast per il download gratuito della puntata del 24 settembre, di Radio 3 Scienza.

http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/PublishingBlock-aaee447d-8a68-46e9-b13f-43525399e0d8-podcast.html

Inoltre la trasmissione inserisce diversi collegamenti, già comunque noti, l’ultimo dei quali è, come si legge nella descrizione degli autori radiofonici, lo :

Studio di coorte su mortalità e morbosità nell’area di Taranto” di Mataloni, Biggeri, Forastiere, Triassi, il primo articolo scientifico basato su una parte consistente dei dati contenuti nella perizia epidemiologica condotta da Biggeri, Forastiere, Triasse, nel corso del procedimento riguardante l’ILVA di Taranto:”

Con forte senso di responsabilità, la rivista “Epidemiologia e Prevenzione” sta inserendo un sacco di pdf con i dati su Taranto. Qui sotto uno dei link con un loro articolo scientifico:


(http://www.epiprev.it/articolo_scientifico/studio-di-coorte-sulla-mortalit%C3%A0-e-morbosit%C3%A0-nell%E2%80%99area-di-taranto)

Aprendolo leggerete questa frase quando si sintetizzano i risultati: “la coorte è composta da 321.356 persone (157.031 maschi, 164.325 femmine). L’analisi per livello socioeconomico ha messo in evidenza un differenziale rilevante per entrambi i sessi per mortalità/morbosità totale, cardiovascolare, respiratoria, malattie dell’apparato digerente, tumori (in particolare stomaco, laringe, polmone e vescica) con eccessi nelle classi più svantaggiate. Anche dopo aver tenuto conto del livello socioeconomico, sono emersi tassi di mortalità e ospedalizzazione più elevati per alcune patologie per i residenti nelle aree più vicine alla zona industriale: quartieri dei Tamburi (Tamburi, Isola, Porta Napoli e Lido Azzurro), Borgo, Paolo VI e il comune di Statte”

Da quel link qui sopra, ho estrapolato e già scaricato lo “Studio di Coorte” qui sotto….

Eppure, lasciatemelo dire, ormai a me sembra che sia proprio inutile che si continuino a “dare i numeri”.
Ora, sarebbe utile che, qualcuno, mentre si decide come procedere con il sequestro senza produzione, inizi a studiare come riconvertire, bonificare l’acciaieria, emulando il caso di Pitthsburg, riqualificando e ricollocando gli operai.
Sull’argomento, ho trovato un articolo pubblicato su “Io donna” nel 2009:

http://www.corriere.it/esteri/09_settembre_10/io_donna_pittsburgh_66660620-9e2a-11de-8f8c-00144f02aabc.shtml

Studio di Coorte Mortalità a Taranto

L’Ilva produce diossina e non dovrebbe essere vicina alla popolazione ed ai bambini: ieri lo dicevano gli oncoematologi, oggi il cielo è pieno di nuvole di diossina. Fonte, area a caldo sotto sequestro preventivo

La forza di volontà bisognava proprio averla il 14 settembre 2012 pomeriggio. Si, perché il  vertice vip tra il ministro Clini, la città dei tavoli istituzioni e le associazioni ambientaliste, ha rischiato di oscurare la quarta edizione delle “Giornate Joniche di Pediatria. Ci è mancato “tanto così”.  E scegliere era un bel problema logistico, perché ancora una volta mezzo Borgo di Taranto era stato trasformato in zona rossa, di nuovo. E non potevi nemmeno camminare davanti al Palazzo del Governo, di fronte al lungomare di Taranto.

Un massimo sforzo di forze dell’ordine, come al solito con senso del dovere, alle quali va tutta mia simpatia per aver dovuto perdere un sacco di tempo a controllare una zona rossa dove si e no ci voleva passare qualcuno per svago o lavoro. Tipo la sottoscritta!

Simpatico un poliziotto. Io: “le lascio i documenti e mi fa passare?”. Lui “No, faccia come fa quando si fa le passeggiate di corsa la mattina”. Io avrei voluto dirgli che non vado a correre la mattina ma ho evitato!

E dove dovevo andare io?

Qui, alla quarta edizione delle:

Giornate Joniche di Pediatria

La nostra attenzione si è concentrata sulla relazione “Incidenza e tipologia dei tumori infantili nella provincia di Taranto”

Articolo pubblicato su "Nuovo Quotidiano di Puglia" sulla relazione "Incidenza e tipologia dei tumori infantili nella provincia di Taranto"

Articolo pubblicato su “Nuovo Quotidiano di Puglia” sulla relazione “Incidenza e tipologia dei tumori infantili nella provincia di Taranto”

 Nel frattempo, in Prefettura, Clini aveva un incontro con le associazioni ambientaliste famose ed un incontro/scontro dialettico con quelle coerenti,

Peacelink (http://www.peacelink.it/ecologia/a/36898.html) e

Fondo Antidiossina Onlus: “In attesa di darvi maggiori informazioni – raccontava, a caldo, Fabio Matacchiera – vi comunico che questo pomeriggio alcuni esponenti di associazioni ambientaliste hanno incontrato il Ministro Corrado Clini, attorno ad un tavolo istituzionale presso la Prefettura di Taranto, per parlare del “caso Ilva”.  Io (in qualità di presidente del Fondo Antidiossina Taranto)  e Alessandro Marescotti (Peacelink) abbiamo espresso e ribadito in maniera forte e decisa, la nostra posizione di  assoluto dissenso alla approvazione di una nuova AIA. Abbiamo cercato di supportare la tesi della magistratura, sottolineando l’impossibilità che impianti messi sotto accusa e sottoposti a sequestro possano essere riabilitati a funzionare, causando malattie e morti. Inoltre, abbiamo fortemente manifestato il nostro dissenso sul possibilità che l’Ilva possa avere  l’Autorizzazione Integrata Ambientale. Questa posizione ha fatto fortemente irritare il Ministro, nonostante i nostri interventi siano stati dialetticamente corretti. Nel corso del mio intervento, ho posto l’accento sul fatto che i politici, quasi tutti all’unisono, compreso il Ministro stesso, con le loro parole abbiano dato sempre la sensazione molto forte di dare priorità all’acciaio, piuttosto che alla salute dei cittadini. Inoltre, con grande delusione ed amarezza abbiamo tutti potuto riscontrare che il Dott. Clini più volte ha posto l’accento sul fatto che le indagini epidemiologiche eseguite da illustri luminari della scienza medica per conto della  Procura potessero essere non significative.  E per questo motivo che ho “tirato fuori”  i dati dello studio “Sentieri” (redatto anche dal Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore della Sanità) che riporta i seguenti dati rilevati

sulla mortalità sempre più crescente nella popolazione tarantina nel periodo 1995-2002:

 MORTALITA’  A TARANTO

+ 10-15%  GENERALE PER TUTTI I TUMORI

+30% TUMORE POLMONE (DONNE E UOMINI)

+50% UOMINI, + 40% DONNE PER MALATTIE RESPIRATORIE ACUTE

+15% UOMINI, + 40% DONNE PER MALATTIE APPARATO DIGERENTE

+5% (DONNE E UOMINI) PER MALATTIE SISTEMA CIRCOLATORIO

+15% MALFORMAZIONI CONGENITE

 Secondo i periti del tribunale le cose non vanno meglio tra il 1998 al 2010

con 386 MORTI PER L’INQUINAMENTO INDUSTRIALE”

 Alcune componenti di “Taranto Respira”, in particolare “Mamme per Taranto” erano al Delfino, ad ascoltare, discutere, prendere appunti. In silenzio, senza clamori, fattivamente. Li, ad accettare un confronto ed a difendere la posizione delle famiglie e dei bambini di Taranto.

E ripensando alle considerazioni emerse, mi viene da notare la fabbrica delle nuvole di diossina, sulle nostre teste, in questa notte tra il 15 ed il 16 settembre 2012, quando il vento fresco porta verso la città il peggio del mix di inquinanti e polveri rosso-brunastre.

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