Al “Funerale di Taranto”: la gente vorrebbe far Evacuare l’Ilva, Demolire gli impianti inquinanti, Delocalizzare verso una economia green i lavoratori riqualificandoli e ricollocandoli, Deportare tutte le fonti di inquinamento fossile

Dopo aver visto le bellissime foto e narrazioni del Funerale di Taranto, il 10 dicembre 2012, via social network, dove ogni cittadino diventa citizen reporter ed ogni giornalista o fotografo se non trova il modo di esserci, meglio cambiare mestiere…

Beh, dopo aver fatto questa considerazione, ed aver letto i post di alcuni siti internet di informazione on line, oppure collegati alla stampa cartacea, stamattina, dopo il caffè e qualche livetweeting mi sono chiesta: come facciamo a far fare un passo in avanti a questa narrazione?

Qualche scatto del corteo, tra Piazza Castello ed il Comune, non ve lo nego, certo.

C’era la bara con una tuta da lavoro di operai dell’Ilva, prodotti tipici danneggiati dall’inquinamento come formaggi alla diossina, mitili, o compromessi semplicemente da una associazione di idee, come mandarini e clementine.

C’era un messaggio sul decreto legge “Salva Ilva Ammazza Taranto” incostituzionale (ma i docenti di Diritto Costituzionale come affrontano il caso all’Università, sono un po’ imbarazzati?).

C’erano le sagome scheletriche, i cartelli, le mascherine, l’apecar listato a lutto con il manifesto mortuario, le marce funebri tarantine, colonna sonora dei riti della Settimana Santa prima di Pasqua.

Ogni tanto c’era il coro “Taranto Libera”. E c’era una nutrita partecipazione.

Sembrava un po’ una tragicommedia greca e le colonne doriche arcaiche hanno conferito un fascino magnogreco a questo rito collettivo funebre.

Come vuole la tradizione delle assemblee pubbliche del “Comitato Cittadini Lavoratori Liberi e Pensanti”, tutti possono prendere la parola e dire qualcosa.

Nel frattempo, però, nel brusio di sottofondo, nelle conversazioni di tutti, c’era una voce, tipo diavoletto, continua, un tarlo, un dubbio: Ma Corrado Clini, ribattezzato di diritto dalla comunità tarantina “Ministro della Siderurgia”, nonostante sia ufficialmente il Ministro dell’Ambiente, ha usato o no la parola Evacuazione, riferendosi al rione Tamburi?

Ho visto il video originale di Sky, sulla dichiarazione rilasciata a Roma, all’evento “Più Libri Più Liberi”. Tutti possono ascoltare con le proprie orecchie. E vi anticipo la risposta: Non l’ha detto, ha parlato di Delocalizzazione delle case, dopo aver citato il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano

….Trovato! Eureka! Ecco cosa posso fare. Farmi domande e darmi risposte sulle Case Parcheggio ai Tamburi.

Purtroppo, la stampa nazionale non è al corrente della lunga e tormentata storia delle Case Parcheggio dei Tamburi – alcune a dire la verità in pessime condizioni e questo va detto – e quindi i giornalisti di fuori si sono limitati a fare botta e risposta sul termine “Evacuazione” con la tiritera di: l’ha detto, non l’ha detto, tipo petali di margherita.

Insomma, cosa voleva dire quando parlava di delocalizzazione? Provo a spiegarlo molto semplicemente e vi avverto subito: non c’è notizia, storia vecchia, fritta e rifritta dall’inizio degli 2000 e da prima della proclamazione del dissesto finanziario del Comune di Taranto.

O forse la notizia c’è: la gente di Taranto sembrava all’oscuro di questi progetti di demolizione, come se fosse stata informata per la prima volta dell’ipotesi agghiacciante di un diabolico disegno politico.

Questo non è lo spazio dei tecnicismi e vorrei provare a tradurlo il concetto: chi è stato delegato negli anni a rappresentare i cittadini negli enti pubblici sa tutto di quel progetto sulle Case Parcheggio dei Tamburi.

Qual era il progetto? Curiosi? Ecco qui: acquistare 414 alloggi tra quelli popolari più vicini ai parchi minerari, demolirli e poi dopo una consultazione con psicologi e laboratori di quartiere ricostruirli in un’area pulita non esposta allo spolverio.

A volte, ci vuole memoria storica…

Quella riqualificazione urbana è stata inserita in una miriade di progetti e sottoprogetti, sempre la stessa idea, mai realizzata, però buona ad attrarre finanziamenti a vuoto, quello si.

Grosso modo si è sempre parlato di 10 milioni di euro, poco più o poco meno: prima dovevano fare parte dei 56 milioni leggendari di una vecchia delibera Cipe, mai più utilizzati; poi furono stanziati di nuovo; poi finirono in un accordo quadro sui Tamburi (si parlava di acquisizione delle case, caratterizzazione e bonifica dei siti, demolizione di 414 alloggi e ricostruzione in area pulita e non esposta alle polveri, dialogo con i residenti in un laboratorio di quartiere); poi si ipotizzò di collegarli ai Fondi Fas, sbloccati nel novembre 2012 e tra le azioni cardine ci doveva essere la costruzione di case popolari ai Tamburi.

Ed ora, sto progetto di

demolizione

ricostruzione

delocalizzazione

deportazione

evacuazione in quale cassetto è finito oltre probabilmente a finire nella dichiarazione di Corrado Clini?

Non si parla più di 414 alloggi ma nell’ultima delibera del Comune di Taranto, di settembre, sulle proposte da sottoporre al Piano delle Città, si spiegava come solo le bonifiche e le caratterizzazioni avrebbero poi consentito di demolire e cantierizzare (sottoprogetto 4, Tamburi).

Si torna a parlare della demolizione delle case parcheggio, solo in riferimento ad un progetto privato di conseguente ricostruzione di circa 30 case in area dell’ex mercato rionale, forse.

Ed ora? Attendendo il Piano della Città ufficiale (fondi Ministero delle Infrastrutture in tutta Italia… ma se il Governo Monti cade????) chiederei alla Regione se nei Fondi Fas ridati alla Puglia ci sono progetti di demolizione e ricostruzione delle Case Parcheggio dei Tamburi, chiederei al Comune se nel Piano delle Città in fase di approvazione e valutazione, pur dovendo rimandare la demolizione e ricostruzione delle Case Parcheggio, il progetto è stato comunque inserito, condizionato all’avvenuta bonifica.

E chiederei a Regione e Comune: Insomma alla fine ste case le volete demolire e ricostruire, si o no?

Prima di mandare le ruspe (ed il kit di protezione anti amianto sbriciolato) avvisate i residenti dei Tamburi, grazie.

Perché, quando hanno sentito parlare di: demolizione/ricostruzione/delocalizzazione/deportazione/evacuazione si sono un po’ innervositi.

Loro vorrebbero far sloggiare l’Ilva illegale, non spostare le case…

Alla fine della giornata, Cataldo Ranieri ha fatto la sua saggia riflessione: «Evacuazione o Delocalizzazione…E che cambia? Il ministro Clini perché non parla degli operai esposti agli inquinanti dentro l’Ilva? Il tornado ha abbattuto una torre ferma dagli anni ’90, coibentata con l’amianto. Si è sbriciolato. Il vento l’ha portato ovunque. Verso Statte. Gli operai lavorano li dentro. Inquinanti ed amianto sono la dentro da sempre. L’azienda lo sa».

Sempre saggio!

Si, perché quando si parlava di demolizione e ricostruzione delle Case Parcheggio, dieci anni fa e, pure dopo, pochi cittadini ribelli avevano capito in città quanto illegale fosse il comportamento dell’Ilva, quanto gravi fossero le scoperte dei Carabinieri del Noe e della Procura, alla base del sequestro preventivo dell’area a caldo, per disastro ambientale doloso ed avvelenamento, quanto preoccupanti fossero le incidenze di morbosità e malattie tra i bambini, vittime di danni genotossici del dna, provocati dal benzo(a)pirene.

Quindi, cari ministri ed amministratori: la gente vorrebbe far Evacuare l’Ilva, Demolire gli impianti inquinanti, Delocalizzare verso una economia green i lavoratori riqualificandoli e ricollocandoli, Deportare tutte le fonti di inquinamento fossile in un’altra epoca della storia, quando questo termine era tristemente associato a regimi totalitari e genocidi.

A Taranto, si vuole ricostruire il tessuto sociale…

E gli abitanti di questa città sacrificale vorrebbero risorgere dalle macerie di un modello industriale calato dall’alto e gestito contro la legge fino ad oggi.

A Natale, abbiamo celebrato il “Funerale”. Sarebbe un sogno celebrare la domenica di Pasqua la “Resurrezione di Taranto”.

Nel frattempo, il neo Comitato 15 Dicembre comprendente diversi comitati ed associazioni, si prepara al grande corteo di sabato prossimo, da Piazza Sicilia a Piazza della Vittoria: “Taranto Libera”.

#CliniPatuano, twittertime. Il Ministro per l’Ambiente, Corrado Clini, non risponde alle domande su Ilva, Rifiuti e Trivelle. Delusione di blogger e twitteri

Il bello del blog è poter parlare e raccontare in prima persona.

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Con poco preavviso, ho appreso della possibilità di ascoltare in video l’intervista del direttore de “Linkiesta”, Jacopo Tondelli, al Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, la mattina del 10 ottobre 2012. Si trattava di un evento web definito in diversi modi, da twitterconference a twittertime.

Non troppo prima, dagli account twitter di Linkiesta, Fanpage, Telecom, e, se non ricordo male, Ministero dell’Ambiente, è comparso questo tweet annuncio, molto simile in tutti i profili: “Impresa e ambiente: l’innovazione sostenibile. Clini e Patuano in diretta. Il direttore de “Linkiesta”, Jacopo Tondelli, incontra e intervista il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, e l’amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, sul tema dell’innovazione sostenibile e del rapporto tra impresa e politica ambientale. Segui la diretta video dalle 11.30” (http://www.linkiesta.it/corrado-clini-marco-patuano). Inoltre, sotto al video dello streaming c’era questo appello: @corradoclini e @marcopatuano risponderanno alle domande della rete #CliniPatuano”.

(https://twitter.com/search/realtime?q=%23CliniPatuano)

Il cancelletto davanti ad una parola, nel linguaggio di twitter, si chiama hashtag e serve ad indicizzare un argomento, evitando la dispersione dei contenuti. Un sistema molto utile nel “live tweeting” durante le dirette televisive ad esempio. Questo, consente ad utenti di tutta Italia o del Mondo di seguire lo stesso argomento, pur non essendo nella stessa rete di following/followers.

Nel giro di pochi minuti, si è sparsa la voce tra i cittadini attivi, ambientalisti, biofili dei luoghi caldi dell’inquinamento, molti dei quali “twitteri attivi”, così come si è sparsa tra cittadini lontani da questi dibattiti e quindi più interessati ad argomenti di cultura generale ambientale, scolastico/accademica, meno a quelli cruciali, ai sequestri preventivi per disastro ambientale doloso ed avvelenamento, ovvero il caso di cronaca dell’Ilva di Taranto, oppure i rifiuti campani o l’appello “No trivelle” di 50 sindaci e 57.000 firme promosso da Greenpeace, a tutela degli ecosistemi vicini ai litorali costieri desiderati dal business dell’estrazione petrolifera.

L’intervista ha toccato più volte l’argomento “Ilva”. Il ministro ha mantenuto la linea di sempre sull’Aia, Autorizzazione integrata ambientale, definita “speranza per il futuro”, mentre già trapelano problemi nel rilascio a mezzo stampa. Ed ha espresso alcune considerazioni sorprendenti su una “Ilva green” se l’Aia verrà rilasciata, in avvenire.

Sollecitati dall’appello a fare domande, i twitteri attivi hanno iniziato a spedirle, nella speranza di ottenere le risposte via web. Invece, a sorpresa, terminata l’intervista dai toni pacati de “Linkiesta”, via twitter è arrivato l’avviso della fine dello streaming in video e dell’imminente inizio delle risposte, via tastiera, dal Ministro, e non in diretta video.

Alcuni, non hanno gradito questa social media strategy e lo hanno twittato, nella stessa time line “CliniPatuano” (La blogger, Anna Simone, ci ha dedicato un post su “Ecospiragli”, on line su: http://ecospiragli.it/2012/10/10/il-flop-del-twitter-time-sulla-sostenibilita-di-impresa/, e Marco Sebastio ci ha dedicato una vignetta satirica citata nello stesso blog). E poi si sono aggiunti:

http://www.greenstyle.it/clini-ospite-di-telecom-italia-fa-infuriare-il-popolo-di-twitter-12211.html

http://www.linkiesta.it/blogs/voglio-cambiare-aria/se-non-sai-usare-twitter-non-amministri-e-non-governi-clinipatuano-sapeva

Altri, hanno approfittato e lanciato messaggi ambientalisti rivolti al Ministro su tre temi delicati in particolare.

Nel giro di pochi istanti, la twittertime si è rivelata uno scivolone sul fronte dell’ambiente inquinato, contaminato, trivellato. Forse, l’ondata di sollecitazioni su temi delicati ha determinato questa scelta di interrompere il collegamento video? O, forse fin dall’inizio, immaginando il flusso di tweet su argomenti cruciali si era scelto di non lasciare in diretta i relatori al momento delle risposte? E chi lo sa. La rete, in ogni caso, è insorta via twitter, e le foto del ministro, Corrado Clini, alla tastiera, non sono bastate a rasserenare la delusione.

In questo duetto via web, Marco Patuano, di Telecom, dallo “Smart Energy Center”, faceva le veci dell’amministratore delegato alle prese con crescita e sostenibilità. Il ministro, Corrado Clini, ha detto queste frasi: “Fattore ambiente come volano di crescita e compatibilità”; “Orientamento volontario e non obbligatorio tra le imprese”; “La collaborazione tra Amministrazione Pubblica ed Impresa nella strategia di sviluppo sostenibile, usando l’ambiente come volano per la crescita e non come fatto ostativo alla crescita”.

Si è parlato di ricerca e start up, con alcuni atenei o politecnici, ad esempio di Torino, Tor Vergata, di un data center con ricercatori calabresi, smart city. Ma perché tutto questo non deve poter riguardare il caso Ilva di Taranto? Perché non coinvolgere il Politecnico di Taranto in modo costruttivo su tutte le alternative possibili?

Il giornalista parla di spietato passato e vicenda Ilva. E Clini ha risposto “Concludiamo la procedura dell’Aia, iniziata a metà marzo, prescriviamo migliori tecnologie siderurgiche disponibili negli stati membri, anticipiamo subito rispetto al 2016”, e poi “Viene inserita un’anima verde, un’anima green. Ilva dovrà modificare i suoi impianti. Investimento non soltanto utile a proteggere l’ambiente e la salute. Ma terreno di prova per nuovi sistemi di produzione dell’acciaio. Aumenterà la competitività dello stabilimento”, “Si dovrà passare da chimica del petrolio a chimica verde”.

Ovviamente, nessun cenno al sequestro preventivo dell’area a caldo dell’Ilva con l’accusa di disastro ambientale doloso ed avvelenamento, i Riva agli arresti domiciliari, perizie, chimica ed epidemiologica disposte dal Gip, Patrizia Todisco nell’incidente probatorio, materiali e studi allegati nell’Incidente probatorio sull’aumento della mortalità e morbosità a Taranto, a causa delle diossine dell’Ilva in particolar modo.

E nessun cenno alla revocabilità immediata, stando al decreto di recepimento della direttiva comunitaria, (decreto 128/2010, articolo 29 decies/comma9) di un’Aia strutturata sul futuro e sulla fiducia e non sul presente fatto di condizioni di pericolo ed inquinamento doloso documentati.

Ecco tutta la time line più significativa di #CliniPatuano in immagini. Una sequenza funzionale anche se graficamente lascia moltissimo a desiderare e non avevo assolutamente il tempo di lavorarci ma ho badato alla sostanza!

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Qui sotto in teoria dovreste vedere il video e tutti i tweet ma quelli di denuncia forte non li ho notati:

http://www.telecomitalia.com/tit/it/about-us/events-initiatives/events/twitter-time-4.html

https://twitter.com/search/realtime?q=%23CliniPatuano

5 ottobre 2012, la “Fiaccolata per la Magistratura in ricordo delle Vittime dell’Inquinamento”

le famiglie di Taranto, ognuna con il suo “perché”, erano alla “Fiaccolata per la Magistratura ed in ricordo delle vittime dell’Inquinamento”, il 5 ottobre 2012, nel centro del Borgo, in una lunga via, a tratti pedonale, dove di solito nel fine settimana si passeggia, si guardano le vetrine, si cercano le offerte. Dalla mattina, è iniziato il passaparola su come trovare le fiaccole, o al massimo crearsele da se, o procurarsi un lumino, una candela protetta, una torcia elettrica. Via social network, era stato creato l’evento, ed era iniziata a circolare la notizia della fiaccolata. Alle 19, e forse anche prima, percorrendo le vie Di Palma e d’Aquino, verso l’Arsenale, potevi captare i discorsi dei tarantini, orgogliosi di aver trovato il modo di confezionare una luce, una fiaccola, all’ultimo momento. E tanti di loro, apprendendo della fiaccolata guardando le vetrine di alcuni negozi, hanno scelto, sul momento, d’istinto, di partecipare. Tra i partecipanti, c’era un medico, con un cartello, dove elencava le vittime della sua famiglia. Provate a fare di quel ricordo, scritto, su un cartello, il pensiero di ogni cittadino, su un proprio caro ammalato o scomparso, un amico svanito prima del tempo, un bambino strappato ai sorrisi dei suoi amici in tenera età. A portarlo via, un brutto male arrivato troppo presto, a causa dell’inquinamento industriale e dei danni genotossici al dna, di generazione in generazione. Non sarebbe dovuto accadere. Provate a moltiplicare quel pensiero per le tante luci di venerdì sera, forse 6000, secondo un primo conteggio, o 13.000 secondo una entusiastica stima degli organizzatori? Fossero stati anche 10.000, comunque sono stati 10.000 pensieri verso chi non c’è più, verso chi soffre, e verso chi lotta per la vita. Era un corteo silenzioso, di famiglie, con bambini piccoli, e di persone più adulte. Gli unici suoni sono stati la cornamusa, alla testa della fiaccolata dall’Arsenale a Piazza della Vittoria, ed un applauso, a ritmo, il ritmo del cuore, alla fine del corteo di fiaccole e luci. Un’atmosfera così contagiosa che ognuno cercava tra la folla lo sguardo di qualcuno, cercando una condivisione reale, profonda, di un momento di partecipazione importante, per tutti, partendo però dalla coscienza e dagli affetti di ogni singola persona presente.

Alcune fiaccole, alcuni lumini, sono stati riposti sulla ringhiera del monumento ai caduti, dove si poteva scorgere un disegno, per certi versi inquietante, di un Cristo immolato su un camino dell’Ilva.

Si voleva trasformare quel luogo, per una sera, nel luogo del cuore, dei ricordi, e delle lotte per la vita, di oggi, e di domani.

 

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“Non c’è nessun deficit di conoscenza su Taranto”, parola di scienziata a Radio 3 Scienza. Morti e Ricoveri in più nei rioni vicini all’Ilva, Tamburi, Isola/Porta Napoli, Lido Azzurro, Borgo, Paolo VI e a Statte

Contatti dei social network mi avevano segnalato la puntata di oggi, 24 settembre 2012, di “Radio 3 Scienza”, intitolata “La Guerra dei Numeri”.

Si parlava, nella prima parte, del caso “Taranto”, e dello scontro tra il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, e tutti gli altri – da una giornalista del barese, agli ambientalisti – sulla veridicità dei dati della mortalità e morbosità, correlata all’inquinamento dell’area a caldo dell’Ilva, sotto sequestro preventivo per disastro ambientale doloso ed avvelenamento.

La manifestazione dei Tamburi del 30 agosto 2012. Mai vista una cosa simile in quel rione alle pendici dell’Ilva di Taranto.

Quando il conduttore, Paolo Conte, ha chiesto alla dottoressa, Maria Angela Vigotti, del Cnr di Pisa, esperta di studi sugli impatti ambientali sulla salute – tra i ricercatori degli studi citati nell’incidente probatorio e nelle perizie disposte dal Gip, Patrizia Todisco – se ci fossero dubbi sui dati dell’eccesso di mortalità a Taranto, lei ha risposto con molta fermezza:

“No. Non c’è un deficit di conoscenza”.

Quando sono stati messi a confronto i dati dello studio Sentieri 2011, presentati il 18 settembre 2012 a Roma, e l’aggiornamento divulgato in conferenza stampa da Verdi e Peacelink, – inserito nelle carte dell’incidente probatorio durante le indagini preliminari prima del sequestro preventivo – la stessa ha confermato una mia riflessione di alcuni giorni fa: il trend è lo stesso e, di fatto, i punti percentuali in più non fanno discostare dal ragionamento; c’era un aumento di mortalità prima e c’è ancora. Addirittura, la stessa dice: “A livello epidemiologico non è cambiato nulla, i nuovi dati dicono le stesse cose”. Allora, se c’era un eccesso di mortalità prima e c’è ora, non reggerebbe affatto l’accusa di procurato allarme a chi ha divulgato i dati. Ormai, senza dubbi, si dica, chiaro e tondo, quei dati erano veri e non erano stati manipolati.

Un cronista, dall’ascolto di questa puntata, può trarre altri elementi di sintesi. Da un lato, ci sarebbero pochi studi internazionali sugli effetti a lungo termine sull’esposizione agli inquinanti dell’industria pesante, e, quindi, questa constatazione, se interpretata in un certo modo, può far arrivare a messaggi del tipo “non si conoscono le cause”. Dall’altro, la stessa dottoressa ha chiarito il vero problema spinoso di una Taranto così esposta: l’età sempre più bassa degli ammalati in generale, giovani e bambini, e gli effetti a breve termine nell’incidenza e mortalità delle malattie respiratorie.

Starebbe lì il nocciolo della questione, dove, come dice un vecchio detto, “casca l’asino”.

Taranto è un caso industriale complesso e nessuno lo negava in radio, eppure non si negava nemmeno l’eccesso di mortalità nei rioni vicino all’Ilva.

In un passaggio conclusivo, la scienziata, ricercatrice, ha commentato la famosa storia dei morti di cancro in più a Lecce, argomento di punta dello scontro poco galante tra il Ministro Clini e la giornalista del barese. A quanto pare, il dato, come valore assoluto, preoccupa davvero: gli uomini, dei paesini del sud Leccese si ammalerebbero di cancro più delle donne, pare a causa di esposizioni occupazionali. Tuttavia, quel tipo di dato non avrebbe nulla a che fare con gli studi su Taranto. La regina delle disgrazie dei due mari, ancora, non è stata spodestata.

Oggi, la Rai, tra “Parliamone in famiglia”, su Rai Due, e “Radio 3 Scienza”, ha fatto, a mio avviso, un etico servizio pubblico. Perché hanno rispettato tutti: operai del Comitato Cittadini Lavoratori Liberi e Pensanti dell’Apecar, ragazzi della Fiom, probabilmente tra gli autori della nota “Ora l’Ilva cacci i soldi”, scienziati, ammalati.

Attenzione e professionalità similari, sullo stesso caso, le ricordo solo con i collegamenti di Gerry Greco da Taranto per “Uno Mattina Estate”.

Altrimenti, bisogna andare indietro verso Vero Tv o Piazza Pulita su La7, eccetto qualche striscia sul TgCom24, per assistere a comunicazioni corrette a livello nazionale e digitale terrestre, dove fu rispettato il contributo di tutti, sia degli operai dell’Apecar, sia del Fondo Antidiossina Onlus con i suoi filmati sullo slopping notturno o la raccolta dei fanghi davanti alle acque di scarico dell’Ilva. 

Questo, è il link del podcast per il download gratuito della puntata del 24 settembre, di Radio 3 Scienza.

http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/PublishingBlock-aaee447d-8a68-46e9-b13f-43525399e0d8-podcast.html

Inoltre la trasmissione inserisce diversi collegamenti, già comunque noti, l’ultimo dei quali è, come si legge nella descrizione degli autori radiofonici, lo :

Studio di coorte su mortalità e morbosità nell’area di Taranto” di Mataloni, Biggeri, Forastiere, Triassi, il primo articolo scientifico basato su una parte consistente dei dati contenuti nella perizia epidemiologica condotta da Biggeri, Forastiere, Triasse, nel corso del procedimento riguardante l’ILVA di Taranto:”

Con forte senso di responsabilità, la rivista “Epidemiologia e Prevenzione” sta inserendo un sacco di pdf con i dati su Taranto. Qui sotto uno dei link con un loro articolo scientifico:


(http://www.epiprev.it/articolo_scientifico/studio-di-coorte-sulla-mortalit%C3%A0-e-morbosit%C3%A0-nell%E2%80%99area-di-taranto)

Aprendolo leggerete questa frase quando si sintetizzano i risultati: “la coorte è composta da 321.356 persone (157.031 maschi, 164.325 femmine). L’analisi per livello socioeconomico ha messo in evidenza un differenziale rilevante per entrambi i sessi per mortalità/morbosità totale, cardiovascolare, respiratoria, malattie dell’apparato digerente, tumori (in particolare stomaco, laringe, polmone e vescica) con eccessi nelle classi più svantaggiate. Anche dopo aver tenuto conto del livello socioeconomico, sono emersi tassi di mortalità e ospedalizzazione più elevati per alcune patologie per i residenti nelle aree più vicine alla zona industriale: quartieri dei Tamburi (Tamburi, Isola, Porta Napoli e Lido Azzurro), Borgo, Paolo VI e il comune di Statte”

Da quel link qui sopra, ho estrapolato e già scaricato lo “Studio di Coorte” qui sotto….

Eppure, lasciatemelo dire, ormai a me sembra che sia proprio inutile che si continuino a “dare i numeri”.
Ora, sarebbe utile che, qualcuno, mentre si decide come procedere con il sequestro senza produzione, inizi a studiare come riconvertire, bonificare l’acciaieria, emulando il caso di Pitthsburg, riqualificando e ricollocando gli operai.
Sull’argomento, ho trovato un articolo pubblicato su “Io donna” nel 2009:

http://www.corriere.it/esteri/09_settembre_10/io_donna_pittsburgh_66660620-9e2a-11de-8f8c-00144f02aabc.shtml

Studio di Coorte Mortalità a Taranto

L’Ilva produce diossina e non dovrebbe essere vicina alla popolazione ed ai bambini: ieri lo dicevano gli oncoematologi, oggi il cielo è pieno di nuvole di diossina. Fonte, area a caldo sotto sequestro preventivo

La forza di volontà bisognava proprio averla il 14 settembre 2012 pomeriggio. Si, perché il  vertice vip tra il ministro Clini, la città dei tavoli istituzioni e le associazioni ambientaliste, ha rischiato di oscurare la quarta edizione delle “Giornate Joniche di Pediatria. Ci è mancato “tanto così”.  E scegliere era un bel problema logistico, perché ancora una volta mezzo Borgo di Taranto era stato trasformato in zona rossa, di nuovo. E non potevi nemmeno camminare davanti al Palazzo del Governo, di fronte al lungomare di Taranto.

Un massimo sforzo di forze dell’ordine, come al solito con senso del dovere, alle quali va tutta mia simpatia per aver dovuto perdere un sacco di tempo a controllare una zona rossa dove si e no ci voleva passare qualcuno per svago o lavoro. Tipo la sottoscritta!

Simpatico un poliziotto. Io: “le lascio i documenti e mi fa passare?”. Lui “No, faccia come fa quando si fa le passeggiate di corsa la mattina”. Io avrei voluto dirgli che non vado a correre la mattina ma ho evitato!

E dove dovevo andare io?

Qui, alla quarta edizione delle:

Giornate Joniche di Pediatria

La nostra attenzione si è concentrata sulla relazione “Incidenza e tipologia dei tumori infantili nella provincia di Taranto”

Articolo pubblicato su "Nuovo Quotidiano di Puglia" sulla relazione "Incidenza e tipologia dei tumori infantili nella provincia di Taranto"

Articolo pubblicato su “Nuovo Quotidiano di Puglia” sulla relazione “Incidenza e tipologia dei tumori infantili nella provincia di Taranto”

 Nel frattempo, in Prefettura, Clini aveva un incontro con le associazioni ambientaliste famose ed un incontro/scontro dialettico con quelle coerenti,

Peacelink (http://www.peacelink.it/ecologia/a/36898.html) e

Fondo Antidiossina Onlus: “In attesa di darvi maggiori informazioni – raccontava, a caldo, Fabio Matacchiera – vi comunico che questo pomeriggio alcuni esponenti di associazioni ambientaliste hanno incontrato il Ministro Corrado Clini, attorno ad un tavolo istituzionale presso la Prefettura di Taranto, per parlare del “caso Ilva”.  Io (in qualità di presidente del Fondo Antidiossina Taranto)  e Alessandro Marescotti (Peacelink) abbiamo espresso e ribadito in maniera forte e decisa, la nostra posizione di  assoluto dissenso alla approvazione di una nuova AIA. Abbiamo cercato di supportare la tesi della magistratura, sottolineando l’impossibilità che impianti messi sotto accusa e sottoposti a sequestro possano essere riabilitati a funzionare, causando malattie e morti. Inoltre, abbiamo fortemente manifestato il nostro dissenso sul possibilità che l’Ilva possa avere  l’Autorizzazione Integrata Ambientale. Questa posizione ha fatto fortemente irritare il Ministro, nonostante i nostri interventi siano stati dialetticamente corretti. Nel corso del mio intervento, ho posto l’accento sul fatto che i politici, quasi tutti all’unisono, compreso il Ministro stesso, con le loro parole abbiano dato sempre la sensazione molto forte di dare priorità all’acciaio, piuttosto che alla salute dei cittadini. Inoltre, con grande delusione ed amarezza abbiamo tutti potuto riscontrare che il Dott. Clini più volte ha posto l’accento sul fatto che le indagini epidemiologiche eseguite da illustri luminari della scienza medica per conto della  Procura potessero essere non significative.  E per questo motivo che ho “tirato fuori”  i dati dello studio “Sentieri” (redatto anche dal Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore della Sanità) che riporta i seguenti dati rilevati

sulla mortalità sempre più crescente nella popolazione tarantina nel periodo 1995-2002:

 MORTALITA’  A TARANTO

+ 10-15%  GENERALE PER TUTTI I TUMORI

+30% TUMORE POLMONE (DONNE E UOMINI)

+50% UOMINI, + 40% DONNE PER MALATTIE RESPIRATORIE ACUTE

+15% UOMINI, + 40% DONNE PER MALATTIE APPARATO DIGERENTE

+5% (DONNE E UOMINI) PER MALATTIE SISTEMA CIRCOLATORIO

+15% MALFORMAZIONI CONGENITE

 Secondo i periti del tribunale le cose non vanno meglio tra il 1998 al 2010

con 386 MORTI PER L’INQUINAMENTO INDUSTRIALE”

 Alcune componenti di “Taranto Respira”, in particolare “Mamme per Taranto” erano al Delfino, ad ascoltare, discutere, prendere appunti. In silenzio, senza clamori, fattivamente. Li, ad accettare un confronto ed a difendere la posizione delle famiglie e dei bambini di Taranto.

E ripensando alle considerazioni emerse, mi viene da notare la fabbrica delle nuvole di diossina, sulle nostre teste, in questa notte tra il 15 ed il 16 settembre 2012, quando il vento fresco porta verso la città il peggio del mix di inquinanti e polveri rosso-brunastre.

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