Un futuro di riconversione industriale nelle mani dei bambini. Il messaggio più forte di “Giustizia per Taranto”

Quando frequentavamo le scuole medie, gli insegnanti di educazione tecnica facevano lezioni sulla siderurgia ed il funzionamento di un altoforno, nella Taranto di Italsider, statale. Decenni dopo, in un nuovo secolo, i tarantini hanno deciso di insegnare ai loro figli l’importanza della riconversione industriale ed il sogno di chiudere l’Ilva, privata e commissariata, sotto inchiesta nel processo “Ambiente Svenduto”, salvata con ormai 12 decreti legge di contrasto al sequestro preventivo del 2012. Questi cittadini attivi si sono conosciuti nel 2008 ed hanno continuato ad informarsi, leggere, studiare, capire. Sono le generazioni precarie, tenute ai margini sociali, ed i loro genitori, quei nonni pensionati con un macigno nel cuore. #GiustiziaperTaranto, il 25 febbraio 2017, tre anni dopo l’ultima massiccia manifestazione nel 2014, univa persone, famiglie, gente umana e solidale, preti e pazzi sognatori. In altre parole, univa chi sorride, chi è caduto, si è rialzato, ha reagito ed ha deciso di instillare speranza, fiducia, voglia di fare. Ieri, mi hanno fermato alcuni amici e conoscenti. Non avevano compreso il messaggio, perché il corteo aveva unito diverse anime con più modi di raccontare e narrare. Io  ho provato a spiegarglielo. Questi anni di attivismo ambientale hanno aggregato alcuni intorno ad un sogno e disperso altri in un magma della delusione il risultato è un mondo di persone con differenti approcci e la stessa voglia di crederci. Vogliono una Taranto rispettata, senza Ilva, bonificata con i soldi dei patteggiamenti e risarcimenti a vantaggio di quartieri, ospedali, percorsi di rigenerazione, fitorimediazione, cultura, rinascita. Vogliono un Governo vicino ai loro bisogni, pronto a chiedere i fondi europei destinati a riconversione e ricollocazioni. E vogliono andare a dormire tranquilli dopo aver letto le perizie epidemiologiche e la funzione genotossica della diossina dell’acciaieria nel sangue delle nuove generazioni. Hanno provato a rappresentarlo, portando in processione le ciminiere degli altoforni e facendole crollare in Piazza della Vittoria, metafora di un nuovo lavoro, con figure professionali capaci di smantellare la fabbrica, bonificare il terreno, cambiare economia e respirare aria pura e non cancerogena. Io cosa sogno? Sogno di vedere risplendere la Taras magnogreca, i suoi ecosistemi, la sua bellezza, i suoi siti archeologici, il suo spirito di accoglienza, le sue tradizioni. E sogno di vedere nei titoli dei giornali, il tag “Taranto” e non il tag “Ilva”. Non c’è alternativa? C’è povertà? Bisogna rassegnarsi? Non è vero, alcune città moderna hanno cambiato direzione. Loro, l’hanno voluto e non sono stati sabotati. Informatevi e troverete queste storie di riconversione e spiegazioni di tecnici competenti in grado di spiegarlo.