Tra libri, arte e denuncia in quasi un anno di Sblocnotes: “Generazione Ilva”; “Veleno”; “Sole Solo Sali più in alto”

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Un anno cruciale della mia vita sta raggiungendo un suo anniversario. Tra pochi giorni, il mio blog, anzi il mio sbloc, e le sue motivazioni, festeggeranno un anno. Questo anno mi ha portato a vivere, innanzitutto come persona, in mezzo alla gente, le vicende del caso Ilva, ma soprattutto la formidabile lotta dei tanti Davide contro Golia. Una lotta di sentimenti e di tenacia insieme a cittadini attivi, attivisti, ambientalisti, risvegliati della città. Un anno nel quale ho postato testi e foto e nel quale il massimo delle visualizzazioni l’ho raggiunto una volta e tra pochi istanti vi dirò quando….un attimo di pazienza.

Un anno nel quale, insieme al lavoro, ai propri percorsi personali, c’è stata la città insieme al suo grido di dolore.

Carte, giornali, libri, tutto in questa annata a cavallo del 2012 e del 2013, riportava all’Ilva ed al suo caso.

La lettura dei libro non è stata mai evasione ma alla fine un necessario approfondimento dello stesso caso, sotto altre prospettive.

L’arte visiva o musicale è stata tantissime volte legata a quanto stiamo vivendo.

E’ successo con Generazione Ilva di Tonio Attino, o Veleno di Cristina Zagaria.

Con l’arte degli Artisti uniti x Taranto o l’ultimo video di Ezia Mitolo “Sole solo, Sali più in alto”.

Generazione Ilva

Era Natale, ed una persona, verso la quale nutro molta stima, entra in una libreria e mi compra questo libro e dice “Leggilo, voglio conoscere il tuo parere”. Fu il suo regalo di Natale, spontaneo, inatteso, apprezzato.

Una ricostruzione giornalistica saggistica precisa, con taglio assolutamente giornalistico, efficace, del passaggio tra l’Italsider e l’Ilva. Dalla quale io ho colto una sorta di richiesta collettiva – di chi all’epoca c’era e non vedeva, non capiva, era abbagliato – di poter aver un perdono storico. Una velata nostalgia degli anni del Siderurgico Pubblico palpabile leggendo quelle pagine.

Veleno

Il 29 maggio 2013, vado alla presentazione di “Veleno”, al caffè letterario, in città vecchia, nel Borgo Antico di Taranto. Diverse persone, conosciute in questo anno, erano li. Prima fra tutte, Daniela Spera. In questa occasione, ho incontrato l’autrice e giornalista, Cristina Zagaria. Ho preso il libro, eppure ho rinviato la lettura. Oggi, finalmente, ho letto l’ultima riga.

La copertina è il primo segnale di una evocazione, forse voluta, forse casuale. Ho pensato a quella bambina, vestita di rosso, nel film tutto in bianco e nero, Schindler’s List. Il colore rosso del suo vestitino era il termometro della conversione di Schindler. Seguendo il destino di quella innocente, lui decise di salvare gli ebrei deportati ed impedire il loro genocidio.

La parola genocidio viene evocata nel libro, Veleno, e la presenza del personaggio, inventato, di Tina, una bambina, ammalata e da salvare, simbolo di tutti i bambini nati e non nati, a rischio, di Taranto, ha creato sempre più forte in me questa associazione di idee, istintiva.

Il libro è la storia romanzata di Daniela Spera, farmacista, chimico, anima di Legamjonici contro l’Inquinamento. Un triennio visto dalla sua prospettiva, di chi aveva le conoscenze ed il mestiere capaci di portarla ad imbattersi suo malgrado in casi di malattie e casi di inquinamento industriale, fino alla consulenza nelle perizie chimiche dell’Incidente Probatorio, legata alla vicende degli allevatori Fornaro e dei loro agnelli abbattuti. Il tutto, precedente al sequestro preventivo per disastro ambientale doloso ed avvelenamento dell’area a caldo dell’Ilva.

Scritto in modo raffinato, ricercato, innestando ogni tanto frammenti di cronaca recente, il più delle volte così come venivano percepiti dalla gente, in semplicità. E con lampi di poesia, nella scrittura, nella descrizione. Chiaramente calato in una realtà dove web e social networks come Facebook hanno un forte valore aggregante.

Ho conosciuto Daniela, nell’ultimo anno di quel triennio raccontato, e mi sembra di rivederla, in quelle pagine. La sento parlare. E’ lei. In un certo senso, è la fotografia caratteriale della Daniela vicina alla gente, di quella con la quale io sono entrata in contatto in modo naturale, avvicinandomi a chi manifestava. Molti contenuti si riferivano a storie a me note, in alcuni casi ed episodi dei quali sono stata testimone. Di questo romanzo, mi è rimasto soprattutto il caso Ilva, visto, provando, il tempo di una lettura di oltre 300 pagine, ad entrare nei panni di Daniela, una donna, un esperto del suo settore, piena di coraggio e di voglia di salvare Taranto, al grido di Taranto Libera. E mi ha arricchito poter conoscere il dietro le quinte della preparazione dell’irruzione dell’apecar il 2 agosto 2012 alla manifestazione dei sindacati confederali in Piazza della Vittoria, un vero spartiacque nel risveglio di Taranto.

Beh, fu proprio un post su Daniela a portare nel mio blog oltre 1502 visualizzatori, quando disse provocatoriamente di essere pronta ad incatenarsi all’Ilva.

Daniela Spera con il Megafono

Daniela Spera con il Megafono

https://sblocnotes.wordpress.com/2012/12/05/si-lancia-lidea-incateniamoci-allilva-al-sit-in-contro-lincostituzionale-salva-ilvaammazza-taranto-a-sostegno-della-magistratura/

Nel libro, si narra di come lei sognasse di fare ricorso, in Europa, siccome una class action alla Erin Brockovich con le leggi italiane non sarebbe stata possibile. E quel sogno non lo ha abbandonato. A giugno, ha lanciato un appello. E sta cercando di raccogliere i formulari di possibili ricorsi alla Corte di Strasburgo per Violazione dei Diritti Umani.

Sole solo, sali più in alto

Questo anno appena trascorso, ho conosciuto Ezia Mitolo. Un’artista raffinata d’avanguardia in bilico tra la maglietta dei Cittadini Lavoratori Liberi Pensanti insieme il simbolo dell’Apecar, e le sue performance artistiche, sempre molto impattanti nel cuore e nella mente di chi le osserva.

Recentemente, ha divulgato un video fatto di cuore ed anima.

Che è anche un’opera, che è anche un messaggio, che è anche un sogno, che è tante cose. Il sole, se fosse solo più in alto, forse troverebbe solo luce? Aria pura? Ezia lascia a noi la libera interpretazione. E, nel frattempo, in sottofondo ci sono le voci dell’irruzione dell’apecar del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti il 2 agosto 2012 in Piazza della Vittoria a Taranto, alla manifestazione dei sindacati confederali. E tanti altri momenti all’insegna del motto “Taranto Libera” di questo vorticoso anno a cavallo di un biennio, 2012/2013. Ogni giorno, mese, quasi anno, di rabbia, denuncia, speranza, la fabbrica era li, ad emettere fumi a non fermarsi mai. Ed il sole sorgeva e tramontava, con l’affanno. Metafora delle fatiche dei tarantini? Chissà…questo ci ho visto io. L’opera è un sassolino nell’acqua, sai cosa lanci e non sai quante suggestioni puoi regalare.

 

Daniela ed Ezia, a modo loro, sono le mie due nuove “sblocchers”!