#UnoMaggioTaranto, i battiti del cuore, nell’urlo “Uno di Noi”

 

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Parco delle Mura Greche, 1 maggio 2016, Tarant0

Tante ore sotto la pioggia intermittente. Tutto il tempo nel fango tra la stanchezza e la voglia di ascoltare musica di cantautori, gruppi emergenti e gruppi rock. Eppure, la sera del concerto del primo maggio a Taranto, nel Parco delle Mura Greche, con tutta la forza possibile, la folla ha accolto Luigi Leonardi, imprenditore sotto scorta e testimone di giustizia, con un coro spontaneo: “Uno di Noi, Luigi, Uno di Noi”. Qualcosa resta, quando ascolti messaggi sulla comunicazione sociale, la politica, l’ambiente, la giustizia, la salute, i diritti umani, nel cuore di chi ascolta. Si, qualcosa resta, sempre. Un momento emozionante e toccante, perché molti di questi ragazzi avevano ascoltato le sue parole, il suo messaggio, e l’avevano capito, elaborato, metabolizzato nelle viscere, dentro di loro. Lui, era venuto a raccontare la sua vita, prima e dopo i due maxi processi contro i clan di Napoli. E, prima di salire sul palco, aveva anticipato ad alcuni giornalisti presenti il suo desiderio più grande: «Io non voglio essere un eroe. Scaricare sugli eroi le guerre, che dovrebbero combattere tutti, non vale. Io, sto cercando di dire alle persone di stare unite. L’unica arma che noi abbiamo è denunciare. Questi, non sono più forti di noi e non sono più di noi. Le brave persone sono molte di più. Non possiamo permettere allo 0.5% della popolazione di tenere una Nazione intera per le palle. Non è possibile». Quando è salito sul palco, aveva davanti la gente, ha usato la metafora dei due mari, di acqua ed energia, e, dopo aver ripercorso questi anni difficilissimi, l’anima di tutti l’ha raggiunta con le sua emozione e fierezza: «Io, non ci sto, sono venuto ad urlare “dobbiamo fare a meno degli eroi”. Nel caso contrario, significa scaraventare sulle spalle dei singoli una responsabilità troppo grossa per un uomo solo. Significa non avere il coraggio di prendersi la responsabilità insieme a lui. Significa diventare complici di quel sistema, che leva diritti a quei cittadini ed al popolo intero. Significa che, in realtà, quell’eroe è solo, come lo sono stato io per 16 anni». Il momento cruciale è arrivato con le sue ultime parole: «Io mi chiamo Luigi Leonardi e non voglio essere un eroe, voglio essere uno di voi, lottare per i miei e vostri diritti. Lo Stato siamo noi». Quasi commovente, è arrivato il coro “Uno di noi, Luigi uno di noi” e lui, accoratamente, li ha ringraziati: «Si, voglio essere uno di voi e camminare in mezzo a voi». Una reazione del genere, l’avevamo ascoltata solo quando si raccontava la vita di Vittorio Arrigoni, insieme alla mamma, Egidia Beretta. Un concetto simile, l’avevo ritrovato nelle parole di Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, quando, dopo aver ricordato il valore umanitario della missione della Marina Militare italiana, Mare Nostrum, aveva spiegato perché il loro spirito di accoglienza non ambisce a ricevere premi speciali: «Non so se essere contenta della candidatura dei lampedusani al nobel, perchè significherebbe considerarci “anormali”, “eroi”, invece noi vogliamo rimanere normali ed umani».

In un articolo, pubblicato su Nuovo Quotidiano di Puglia il 3 maggio (nelle cronache condivise con il collega Alessio Pignatelli ed il fotografo, Luca Ingenito), iniziavo così il pezzo: “Una luce speciale negli occhi accomunava tanti messaggi lanciati il primo maggio a Taranto, al Parco delle Mura Greche, ed una voglia matta di normalità e tregua, alla quale non si poteva cedere, perchè bisognava continuare a lottare e resistere. Migrazioni, giustizia, ambiente, pari opportunità erano tematiche presenti in canzoni, esibizioni, interventi di movimenti e voci coraggiose”.

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Luigi Leonardi nella foto a sinistra di Luca Ingenito. Nuovo Quotidiano di Puglia, 3 maggio 2016

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verso il finale del concerto del Primo Maggio a Taranto, quarta edizione del 2016, e spunta l’immancabile motto “Taranto Libera”