Verso il processo “Ambiente Svenduto”: Se non è class action, è Costituzione di Parte Civile ed Azioni Civili al processo contro Ilva per disastro ambientale, doloso ed avvelenamento

Abbiamo imparato a strizzare l’occhiolino al termine “class action” quando il cinema ha raccontato la vera storia della vera “Erin Brockovich“, coraggiosa paladina delle crociate contro grandi inquinatori, al fianco delle vittime. Da Erin in poi, nessuno si sognerebbe di mollare una battaglia contro i crimini ambientali dolosi, contro chi inquina sapendo di avvelenare.

In Italia, non esiste la class action di americana concezione, simile in alcuni Paesi europei. E, per avvicinarsi il più possibile, bisogna scegliere altre strade. Taranto sta tribolando dopo l’avvio dell’iter giudiziario di “Ambiente Svenduto”, e le tappe: sequestro preventivo dell’area a caldo dell’Ilva; nomina di custodi giudiziari; arresti domiciliari dei vertici; un possibile rinvio a giudizio per disastro ambientale doloso ed avvelenamento.

Incidente probatorio con perizie chimica ed epidemiologica, indagini preliminari, ordinanze del Gip, Patrizia Todisco, la posizione della Procura, il riesame, l’esecuzione con cronoprogramma del sequestro.

Ora, i tarantini aspettano l’evoluzione.

In un mio pezzo pubblicato il 12 settembre 2012, su Nuovo Quotidiano di Puglia, ho raccontato le dichiarazioni di un pool di avvocati. La raccolta di storie sta iniziando.

Perfino quando scrivevo post solo sul mio blog su myspace (cancellato senza preavviso e possibilità di salvare nulla, eccetto casualmente due articoli), mi piaceva ricordare la storia di Erin, conosciuta grazie al cinema.

Lo feci in un post intitolato: “Le mie riflessioni sul Convegno Emissioni Colpose/Salute Pubblica, organizzato a Taranto”.

Un convegno seguito per interesse personale, quando chi lottava per vivere era una minoranza, a riflettori spenti. 

16/03/2009

Omissioni Colpose, le ha chiamate così Paola D’Andria –  presidente dell’Ail di Taranto, Associazione italiana per la lotta contro le Leucemie i Linfomi ed i Mielomi – le colpe imperdonabili di chi in questi decenni ha voluto ignorare le sollecitazioni dei cittadini, impedendo il dibattito sul futuro industriale della città, sulla volontà della gente, sulla scelta o meno di credere nell’industria o nelle vocazioni del territorio. In tanti, si sono girati dall’altra parte. Ed hanno nomi e cognomi. L’Ail, nel suo intervento al Convegno “Emissioni Colpose, Salute Pubblica”, organizzato nell’aula bunker della Corte d’Appello di Taranto il 14 marzo 2009, (mentre di fronte giace abbandonata la nuova Corte d’Appello, completata nel 2004 e rimasta compiuta e chiusa, destinata alla nuova incuria) ha ricordato chi ha taciuto sull’inquinamento di Taranto e sull’aumento di alcune patologie, come il cancro nell’area a ridosso della città. Nel suo elenco c’erano tutti: Regione per aver impedito i controlli sugli inquinanti; Provincia e Comune per aver ritirato la costituzione di parte civile dal processo contro l’Ilva e la gestione dei parchi minerari; sindacati perché hanno boicottato il confronto in fabbrica con gli operai spingendoli ad accettare il ricatto occupazionale; parlamentari perché hanno ignorato le istanze della città lungamente; e la Chiesa jonica perchè non si è schierata a tutela delle persone ammalate e preoccupate. Le parole più  accorate sono state le sue. E sono le parole di chi ogni santo giorno è a contatto con la malattia nella sua postazione all’ospedale San Giuseppe Moscati di Taranto e trova il tempo di occuparsi di tutti i progetti, Casa Ail e tutte le altre iniziative, come le uova di Pasqua, in vendita in questi giorni. Nella lunga carrellata di relazioni, un posto di rilievo l’hanno avuto le argomentazioni di Marina Venezia, avvocato e referente di Cittadinanza Attiva. Senza mezzi termini, con coraggio e determinazione ha detto chiaramente che il processo, contro l’Ilva e i parchi minerari, poteva essere un processo storico. Invece, la sentenza di condanna contro il Gruppo Riva si è ridotta ad una passeggiata, in quanto Comune e Provincia, tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005, hanno ritirato la costituzione di parte civile. Questo, ha impedito alla comunità di Taranto di ottenere il risarcimento danni. L’avvocato Venezia, dopo questo passaggio doveroso, ha però detto di aver trovato diverse norme, ad esempio nel Codice dell’Ambiente, al quale una vittima delle emissioni potrebbe appellarsi per richiedere un risarcimento. Non era d’accordo con il presidente dell’Ordine degli Avvocati, Angelo Esposito – il quale ha annunciato l’istituzione di un osservatorio sull’ambiente, in consiglio – quando dubitava della possibilità di avere giustizia contro un grosso colosso dell’industria. Infatti, a nome di Cittadinanza Attiva, esorta i cittadini a farsi avanti, perché ci sarebbero le strade per richiedere i risarcimenti, come avvenne a Marghera anni fa e fu un solo operaio a farlo. Nonostante le nuove leggi stiano rischiando, secondo lei, di agevolare la Grande Industria rimettendo molti poteri nelle mani dei ministri e meno nei cittadini, non vuole mollare ed invita i cittadini a fare altrettanto.

Altra giusta considerazione l’ha fatta, alla fine, un altro avvocato, Mariangela Stasi, dell’Associazione 12 Giugno Morti sul lavoro, la quale ha detto – pregando di iniziare a parlare di Morti Nere, nere come il lutto – che la legge regionale contro le diossine sembra una vittoria di Pirro, poco adatta a sventolare come trofeo di qualcuno. Perché, in un’area dove ci sono tante industrie, non basta assicurarsi che ognuna rispetti la legge. Tutte insieme supereranno sicuramente i limiti. A parte il fatto che gli inquinanti sono diversi e non si riducono alla diossina. La stessa, ricordava che in America i cittadini possono avere più possibilità per rivendicare i propri diritti e denunciare i danni ricevuti dall’inquinamento. Non solo, in altre aree, il solo fatto di aprire un polo industriale pesante presuppone danni alla collettività e una sorta di risarcimento anticipato alle comunità. La relazione clinica di Mauro Minelli, dell’Imid, Centro di Immunologia Clinica di Campi Salentina, ha confermato le preoccupazioni di tanti. Nel Salento, ci sarebbe una concentrazione assolutamente al di sopra della media di malattie infiammatorie cronicizzate, anticamera di tumori, malattie cardio-vascolari e polmonari. Ed il problema a suo avviso sarebbe stato troppo sottovalutato. Altro dato, l’effetto del mercurio sulla salute dei salentini. E, quindi, si parla di un’area con Taranto capofila, nel suo ragionamento, fino a Brindisi. Non spettava al medico trovare le cause ma, secondo lui, una causa scatenante deve essere individuata e non si può far finta di nulla, soprattutto perché determinati inquinanti presenti nel tarantino sono associati a queste malattie. E questi inquinanti sono nell’aria, nella terra e nel mare, nei fondali ad esempio laddove vorrebbero fare i dragaggi. Le affermazioni di Giorgio Assennato, a nome dell’Arpa Puglia di Taranto, hanno sollecitato qualche dubbio e qualche conseguente considerazione. Lo stesso, ha asserito di ritenere “Acrobazia Intellettuale” la teoria della correlazione tra le emissioni industriali e le patologie. Ha detto che, ai fini del monitoraggio ambientale, le centraline non servono a niente, perché non creerebbero un nesso con le malattie né sarebbero associate ad indicatori biologici del problema. Ha turbato i presenti la notizia dell’impossibilità di monitorare le industrie quando ci sono gli incidenti. Il professor Assennato ha infatti ammesso che le centraline in loro dotazione si disattivano proprio in quel momento. Infine, ha puntato il dito contro il Pm10, attestando che le loro centraline lo rilevano insieme alle polveri del Sahara, pertanto non riuscirebbero con facilità a capire le differenze. A quanto pare, sarebbe meglio iniziare ad analizzare il Pm2,5. Adesso queste polveri sottili sono note a pochi e ci vorrebbe molto per farsi capire su questo particolato.

Legambiente, però le tracce di Pm2,5 le ha trovate e l’Organizzazione Mondiale della Sanità comincia a puntare il dito su queste polveri insidiose e dannose per il cuore.

Dunque, il problema è evidente, gli strumenti a disposizione rischiano quasi di sottostimare gli effetti degli inquinanti, esattamente come è già accaduto quando il Treno Verde di Legambiente ha fatto le sue analisi, compromesse dallo scirocco. Insomma, Eolo continua a metterci lo zampino, quindi sarebbe ora di tenerne conto quando si fanno i campionamenti degli inquinanti.

La frase più ricorrente della relazione del professor Assennato è stata: “È difficile, è difficile”.

Al contrario, preferisco invece mettere in evidenza il “Si può fare” di coraggiose donne professioniste. 


Alcune di loro diventeranno un po’ le nostre Erin Brockovich? Non mi riferisco solo al film con Julia Roberts, e se non l’avete fatto, comunque vedetevelo, ma ai risultati.

Su questo blog, potrete trovare informazioni sugli organizzatori e molto presto atti, immagini e video del convegno:

http://comitatopertaranto.blogspot.com/

 

La vera Erin:

Ha scritto romanzi storici su casi di crimini ambientali:

Se, per caso, avete voglia di riprendere coraggio ed ammirare chi lotta per i diritti degli altri, per quelle battaglie apparentemente perse e potenzialmente a “rischio” vittoria”, andate a recuperare il film “Erin Brockovich: forte come la verità”. Io l’avrò visto tre volte, ma non mi stancherò mai di rivederlo ed ammirare il vero coraggio di una donna fenomenale ed esemplare che lottava per vivere e far vivere.

Interpretare questo ruolo portò Julia Roberts direttamente verso l’Oscar come migliore attrice, nel 2001. 

2 pensieri riguardo “Verso il processo “Ambiente Svenduto”: Se non è class action, è Costituzione di Parte Civile ed Azioni Civili al processo contro Ilva per disastro ambientale, doloso ed avvelenamento

  1. Sono un tarantino residente a taranto che aimè sono ammalato di carcinoma polmonare non da fumo dato che non sono un fumatore, male scoperto nel 2011 ed operato a bari alla data del 29.12.2011 ed attualmente in cura al Moscati di Taranto

    1. Grazie per aver commentato. Le auguro di rimettersi presto. Intanto, se è interessato a raccontare la sua storia agli avvocati, può andare nel primo sportello aperto al pubblico, ai Tamburi, in via Leopardi 60. Presto, ne apriranno altri e si conosceranno gli orari. In bocca al lupo.

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